Al-Dhidhakhi o l'insegnamento dei dodici apostoli

“Al-Dhidhakhi” o “L’Insegnamento dei Dodici Apostoli” è un piccolo libretto scritto tra gli anni 100 e 150. Il suo autore è sconosciuto. Dal suo stile e dal suo contenuto risulta che il suo autore è un siriano appartenente ad un gruppo cristiano di origine ebraica. Questo libretto contiene quella che può essere qualificata come “educazione religiosa” rivolta ai credenti. Presenta l'etica cristiana, la gerarchia ecclesiastica, le feste liturgiche, i servizi dei sacramenti del battesimo e dell'Eucaristia e la Seconda Venuta. Questo libretto presenta anche un quadro della vita cristiana all'inizio del II secolo. L'importanza di questo testo, oltre ad essere un documento sui primi cristiani, sta nel fatto che lo scrittore cita ampiamente i libri del Nuovo Testamento senza citarli per nome. Si tratta di una questione molto importante, poiché è indice che i primi cristiani avevano cominciato a far circolare tra loro quelle che consideravano parole sacre, senza bisogno di indicare: “Come dice Cristo”, oppure “Come il Vangelo di (così e così) -così) dice."

Al-Dhidhakhi inizia sottolineando che ci sono due sentieri davanti all'uomo, e non ce n'è un terzo: il sentiero della vita e il sentiero della morte. Quanto al cammino della vita, il suo fondamento è l'amore di Dio e del prossimo, e la regola che dice: “Ciò che non vuoi che gli uomini ti facciano, non farlo”. Questa regola ricorda la regola d'oro che Gesù Cristo stabilì nel Sermone della Montagna: “Quindi qualunque cosa volete che gli uomini vi facciano, fatela”. Tu sei di loro” (Matteo 7:12). Ciò che è interessante notare qui è il frequente utilizzo da parte dello scrittore del Discorso della Montagna, facendo riferimento, ad esempio, alla frase del Signore: «Chi ti percuote sulla guancia destra, mostragli l'altra» (Mt 5,39). ), ma aggiunge a questa frase: “E tu sarai perfetto”. Poi prosegue: “E chiunque ti costringerà a camminare con lui per un miglio, cammina con lui per due miglia. E chi vuole prendersi la tua veste, lasciagli anche la camicia». Nel Discorso della Montagna, il secondo versetto appare prima del primo (Matteo 5,40-41), e il secondo è nella forma seguente: «E chiunque vuol querelarti per prenderti la tunica, lasciagli anche il tuo mantello. " Non c'è dubbio che questa differenza di espressioni, che non distorce in alcun modo gli insegnamenti evangelici di Cristo, è dovuta al fatto che i Vangeli erano ancora in fase di trascrizione (o composizione), e non esistevano ancora versioni finali concordate tra tutte le chiese.

Poi lo scrittore di Al-Dhadhakhi parla del battesimo, e lo collega alla necessità di un'educazione previa per la persona che vi si rivolge, e stabilisce che l'acqua scorra e che l'acqua sia versata tre volte sulla testa della persona che viene battezzata. «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Lo scrittore indica la necessità del digiuno per il battezzato, per il battezzato e per ogni altro credente che lo desideri, per due giorni o un giorno. Almeno un prima del battesimo. Qui viene chiesto loro di digiunare il mercoledì e il venerdì di ogni settimana, anziché il lunedì e il giovedì, in modo che non digiunino con gli “ipocriti”, con cui intende gli ebrei. Raccomanda inoltre di recitare il Padre Nostro - cioè il Padre Nostro - tre volte al giorno, nelle stesse ore in cui gli ebrei recitano le loro preghiere.

Successivamente, lo scrittore riporta il testo della preghiera eucaristica, ringraziando Dio e descrivendo Cristo come “la santa vite di Davide”. La preghiera prosegue dicendo: “Come questo pane che era sparso sui monti fu raccolto per diventare uno solo, così raduna nel tuo regno la tua Chiesa dispersa su tutta la terra”. Poi chiede per il bene della chiesa, dicendo: “Ricordati, o Signore, di liberare la tua chiesa da ogni male e di perfezionarla nel tuo amore. Raccogli dai quattro angoli del mondo la Chiesa che hai santificato e collocala nel regno che le hai preparato». La preghiera di ringraziamento si conclude con la famosa preghiera della chiesa primitiva: “Maran Ata”, che è una frase aramaica che significa “O nostro Signore, vieni”, ed è menzionata alla fine del Libro dell'Apocalisse (20: 22).20.

Il libro di Al-Dhidhakhi ci fornisce una delle prime testimonianze sul sacramento della confessione: lo scrittore dice: “In congregazione confessa i tuoi peccati”. Dice anche: “Radunatevi nel giorno del Signore, spezzate il pane e rendete grazie dopo aver confessato i vostri peccati, affinché la vostra offerta sia pura”. Qui, e dal testo, non è chiaro se la confessione sia stata pubblica davanti a tutta la congregazione o privatamente davanti al solo imam della congregazione. È certo però che la confessione a quel tempo aveva carattere sacramentale.

Quanto ai gradi ecclesiastici a cui fa riferimento lo scrittore, sono solo due: episcopale e diaconale, e non si fa menzione del sacerdozio. Ma allo stesso tempo, dice che i profeti avevano l’autorità di amministrare il sacramento del ringraziamento: “I profeti rendano grazie quanto vogliono”. Non c’è dubbio che la Chiesa ai suoi inizi lavorava ancora per stabilirvi delle funzioni, e non c’era più bisogno di sacerdoti come si conosce oggi, a causa del numero esiguo dei cristiani e della loro contentezza del loro vescovo che si prendeva cura di tutte, e quando le chiese si diffusero nei villaggi e la necessità richiese la presenza di più chiese, in una città i vescovi incaricarono dei sacerdoti di occuparsi al loro posto della cura, dell'educazione e di ogni tipo di culto. Qui lo scrittore passa ad enumerare i doni ecclesiastici, soprattutto i primi tre, come si legge nella prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi: «Prima gli apostoli, poi i profeti, terzi i dottori» (12 :28).

Dice lo scrittore del Libro degli Atti degli Apostoli: «E tutti quelli che credevano formavano un unico gruppo, rendendo ogni cosa comune tra loro» (2,44). Anche il gruppo dello scrittore “Al-Dhidhakhi” era così. Cosa impedisce al gruppo della fine del XX secolo di essere così?

Dal mio bollettino parrocchiale 1998

it_ITItalian
Torna in alto