Nikon, il giusto martire, e i suoi 199 compagni, i martiri

San Nikon, sommo sacerdote martire

San Nikon, sommo sacerdote martireMolto probabilmente è di Napoli, in Italia, anche se c'è chi suggerisce che sia di Cesarea Palestina. Suo padre era pagano e sua madre era cristiana.

È successo una volta, durante una battaglia militare alla quale ha partecipato Nikon, dopo essersi trovato in grave pericolo. In quel preciso momento gli venne in mente ciò che aveva già sentito dire dalla sua pia madre sulla vita eterna, così gridò: "Signore Gesù Cristo, vieni in mio aiuto!" Armato del segno della croce, arma invincibile, si precipitò in battaglia con un coraggio e una forza così straordinari da uscirne vittorioso e glorioso. Tornato in patria, visitò la madre e raccontò ciò che gli era accaduto, esprimendole anche il desiderio di ricevere il battesimo in Oriente, dove sono le fonti della fede.

Nikon ha viaggiato verso est via mare. Quando sbarcò sull'isola di Chio, si ritirò su una montagna, dove rimase digiunando, rimanendo alzato fino a tardi e pregando per un'intera settimana, preparandosi al battesimo. Gli apparve un angelo del Signore, gli diede una verga e gli ordinò di scendere sulla riva. Lì trovò una nave che lo portò sulla vetta del Ganos in Tracia, dove incontrò Teodoro e Teodosio, il vescovo di Kyzikos, che si era ritirato in quella regione come eremita in una grotta. Sembrava che sapesse, con l'aiuto di Dio, che Nicene stava arrivando. Per questo lo invitò al suo ritiro, gli insegnò i fondamenti della fede e lo battezzò nel nome della Santissima Trinità. Il nostro santo rimase nel luogo dove la divina provvidenza lo condusse per seguire, in ogni cosa, le orme del suo padre spirituale. Trascorsero tre anni, trascorsi i quali Teodoro divenne sacerdote e fu anche nominato vescovo. Quando giunse il momento della partenza, Teodoro gli affidò la guida di centonovanta discepoli che si erano riuniti presso di lui.

Nel frattempo si accendeva il fuoco della persecuzione dei cristiani da parte di Decio Cesare (251 d.C.), e Niceno e i suoi compagni si trovarono costretti a viaggiare via mare. Quando raggiunsero l'Italia, Nikon poté visitare la madre morente e partecipare alla sua sepoltura. Battezzò anche nove suoi cittadini che abbandonarono le loro famiglie e decisero di unirsi a lui.

Successivamente i duecento monaci si trasferirono in Sicilia. Così scesero sulla vetta del Tfromena. Tuttavia lì non godettero di pace, se non per breve tempo, perché il governatore pagano della Sicilia, chiamato Conziano, saputo della loro presenza, li arrestò e li detenne per il processo. I discepoli di Nicene si rifiutarono, con una sola voce, di non credere in Cristo e nel loro servizio benedetto, così il governatore li consegnò alla fustigazione con i nervi delle mucche, poi tagliò loro la testa e gettò i loro corpi nelle fornaci per scaldare l'acqua.

Poi venne il turno di Nicone, il quale fu disteso a terra, gli furono amputati mani e piedi, i soldati lo trafissero con le torce, poi lo legarono a due tori, lo trascinarono fino al bordo di una valle e lo gettarono da un altezza, ma poiché non morì, gli fracassarono le mascelle con delle pietre, gli tagliarono la lingua e gli tagliarono la testa. Quanto ai suoi resti e a quelli dei suoi compagni, furono ritrovati dal vescovo di Messina, Teodosio, ed egli fece costruire una chiesa in loro onore.

Secondo una storia, si dice che il corpo di Nikon, dopo aver ripreso fiato, rimase nel campo per essere cibo per gli uccelli, ma un pastorello posseduto da un demone cadde sul corpo e fu immediatamente guarito. La notizia fu trasmessa e qualcuno venne a prendere il corpo e a seppellirlo.

La nostra Chiesa ortodossa lo celebra il 23/3 orientale, il 05/04 occidentale

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